• La dieta a basso contenuto di FODMAP per il trattamento della sindrome dell’intestino irritabile

    La dieta a basso contenuto di FODMAP per il trattamento della sindrome dell’intestino irritabile

    DEFINIZIONE. La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è uno dei più comuni disordini funzionali gastrointestinali. A causa della sua alta incidenza in tutto il mondo e del suo impatto sulla qualità della vita di chi ne è affetto, può essere considerata il prototipo di tutti i disordini funzionali dell’intestino: secondo stime dell’ultimo anno, a soffrire di questo disturbo è una percentuale della popolazione che oscilla tra il 10% e il 25%, significativamente composta in prevalenza da giovani donne.

    SINTOMI. Si tratta di una condizione clinica, spesso debilitante, caratterizzata da episodi ricorrenti di dolori addominali, gonfiore, eccessiva flatulenza e disagi associati a cambiamenti delle abitudini intestinali (diarrea o costipazione). Questa sintomatologia è indotta dalla distensione luminale, associata all’ipersensibilità intestinale e causata dai batteri che producono gas come conseguenza della fermentazione di carboidrati non digeriti e della ritenzione idrica nella cavità dell’intestino tenue (risultante dal lento assorbimento di piccole molecole). Il fatto che alcune persone risultino più suscettibili di altre ai sintomi dell’IBS dipende da una combinazione di variabili che vanno dalla personale sensibilità viscerale, alla composizione e alla localizzazione del microbiota, alle abitudini alimentari.

    Nei meccanismi che si nascondono dietro e incidono sulla nascita dei sintomi dell’IBS sono implicati l’alterazione dell’asse cerebro-intestinale (con conseguenti ipersensibilità intestinale e impedimenti nella motilità intestinale), l’attività immunitaria, le perdite nella funzionalità della barriera intestinale e ancora infezioni e fattori genetici, psicologici o psichiatrici, ma è senza dubbio l’alimentazione il fattore patogenetico più significativo: lo confermano i 2/3 dei pazienti affetti da IBS, che imputano i propri sintomi proprio all’alimentazione. Tuttavia, anche se studi clinici hanno dimostrato che, in circa il 60% dei casi, l’ingestione di cibo accelera e aggrava i sintomi dell’IBS come i dolori addominali e il gonfiore, è importante sottolineare che l’alimentazione non sembra essere la causa della condizione clinica, ma solo il fattore scatenante della comparsa dei sintomi stessi.

    Ciò suggerisce che appropriate terapie dietetiche possano essere approcci efficaci per il controllo dei sintomi, e, infatti, l’alimentazione sta progressivamente diventando la più popolare opzione di trattamento dell’IBS attraverso l’adozione delle cosiddette elimination type diets, come la low FODMAPs diet.

    TRATTAMENTO. Se fino a non molto tempo fa il trattamento dell’IBS era, nella maggior parte dei casi, mal gestito perché limitato a terapie farmacologiche (a base di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – SSRIs o a base di antidepressivi triciclici – TCAs), interventi chirurgici, inappropriate visite specialistiche o cure gastroenterologiche secondarie, oggi, grazie alla ricerca australiana che nel 2008 ha svelato il ruolo dei FODMAP nei sintomi dell’IBS, si conferma sempre più efficace nell’alleviare i disturbi gastrointestinali di questa patologia l’utilizzo di diete di esclusione: circa il 70% dei pazienti che seguono una dieta a basso contenuto di FODMAP, infatti, ha miglioramenti nel gonfiore addominale, nella flatulenza, nella diarrea e nelle altre alterazioni dell’alvo. Fattori dietetici possono modificare la distensione luminale aumentando il volume di acqua e gas, e questo può essere un obiettivo terapeutico adeguato per combattere i sintomi dell’IBS.

    LA DIETA low FODMAP.

    Ma andiamo a scoprire cosa sono i FODMAP e in che cosa consiste la low FODMAPs diet, ovvero la cosiddetta dieta a basso contenuto di FODMAP.

    L’acronimo FODMAP sta per Fermentable Oligosaccharides Disaccharides Monosaccharides And Polyols, ovvero oligo-, di- e monosaccaridi fermentabili e polioli (più comunemente detti carboidrati fermentabili alimentari). Si tratta di carboidrati a catena corta che sono assorbiti in modo incompleto: indigesti, vengono fermentati dai batteri nel colon, provocando una produzione di gas che altera l’ambiente luminale e provoca ipersensibilità viscerale; inoltre, i FODMAP possono aumentare il trasporto di acqua al colon prossimale causando l’alterazione delle abitudini intestinali.

    I FODMAP sono presenti nel frumento, nell’orzo e nella segale, nella cipolla e nell’aglio, nel carciofo, nella rapa rossa, nel finocchio, nei funghi, nel cavolfiore e nella cicoria, nei legumi, nel latte nello yogurt e nei formaggi freschi e morbidi, nel miele, nella mela, nella pera, nella pesca,  nella ciliegia, nel mango, nell’anguria, nell’albicocca e nella prugna, nella frutta con il nocciolo, nel pistacchio, nello sciroppo di mais,  nel sorbitolo, nel mannitolo, e in molte gomme e caramelle dolcificate artificialmente.

    Dieta-IBS

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    Sviluppata da un gruppo della Monach University di Melbourne (Australia), la dieta a basso contenuto di FODMAP può essere suddivisa in tre fasi.

    La prima fase vuole, chiaramente sotto la supervisione di un dietista qualificato ed esperto in questo tipo di dieta, l’esclusione completa degli alimenti che contengono carboidrati fermentabili per un periodo che va dalle 6 alle 8 settimane. Questa fase serve a valutare il grado di beneficio e di sollievo dai sintomi, che chiaramente cambia da paziente a paziente.

    Nella seconda fase, frequenti controlli del dietista – che deve effettuare un esauriente monitoraggio dell’evoluzione dei sintomi e curare la compilazione di un diario alimentare – hanno lo scopo di reinserire nell’alimentazione del paziente alcuni alimenti contenenti FODMAP, chiaramente in ordine e quantità appropriati a seconda delle esigenze specifiche del caso. Ciò che si vuole determinare è il tipo e l’ammontare di FODMAP tollerati dal paziente.

    La terza e ultima fase mira all’autogestione a lungo termine dei sintomi e alla declinicalizzazione della condizione del paziente tramite il consumo di alimenti FODMAP fino alla soglia di tolleranza. Si tratta di una fase importantissima del percorso perché, mentre i benefici della dieta sui sintomi dell’IBS sono ormai più che documentati, poco ancora si sa circa gli effetti e le ripercussioni della disassuefazione dei carboidrati fermentabili, sostanze  che restano preziose per l’aumento della massa fecale, l’assorbimento di calcio, la funzione immunitaria e la crescita e il funzionamento di gruppi microbici benefici (come i bifidobatteri). Nel tenere i sintomi strettamente sotto controllo, il dietista deve preoccuparsi di minimizzare le restrizioni alimentari e di garantire al paziente la massima varietà nella dieta. I ricercatori, infatti, non raccomandano di condurre questa dieta oltre i termini prestabiliti, e ribadiscono l’importanza di reintrodurre nell’alimentazione cibi contenenti carboidrati fermentabili nelle quantità adeguate al controllo dei sintomi.

    Non è superfluo, infine, ricordare ai lettori che la dieta a basso contenuto di FODMAP non è adeguata a persone sane (non affette da disturbi intestinali) proprio per la sua interferenza sull’apporto di fibre e sulla microflora luminale. Per i pazienti affetti da IBS, invece, la dieta a basso contenuto di FODMAP resta l’approccio terapeutico più efficace e meno invasivo: almeno 70% dei pazienti che si sono sottoposti alla dieta a basso contenuto di FODMAP, infatti, ha affermato di aver tratto beneficio in sintomi come il dolore e il gonfiore addominali, la flatulenza, la diarrea e la defecazione alterata. Si tratta di risultati che si evincono, mediamente, in tutti gli studi sull’argomento, e che supportano all’unanimità il ruolo di questa terapia dietetica nel trattamento dell’IBS e dei sintomi funzionali gastrointestinali.

    Bibliografia di riferimento

    Mansueto P., Seidita A., D’Alcamo A., Carroccio A. Role of FODMAPs in Patients With Irritable Bowel Syndrome. Nutrition in Clinical Practice. 2015; 665-682

    (6) Shepherd S. J., Halmos E., Glance S. The Role of FODMAPs in Irritable Bowel Syndrome.

    De Giorgio R., Volta U., Gibson P. R. Sensitivity to wheat, gluten and FODMAPs in IBS: facts or fiction? Gut. 2015; 309757.

    Rao S. S. C., Yu S., Fedewa A. Systematic review: dietary fibre and FODMAP-restricted diet in the management of constipation and irritable bowel syndrome. Alimentary Pharmacology and Therapeutics. 2015; 41: 1256-1270.

    Muir J. G., Gibson P. R., The Low FODMAP Diet for Treatment of Irritable Bowel Syndrome and Other Gastrointestinal Disorders. Gastroenterology & Hepatology. 2013; 450-452.

    Magge S., Lembo A., Low-FODMAP Diet for Treatment of Irritable Bowel Sindrome. Gastroenterology & Hepatology. 2012; 739-745.

    Barrett J. S., Gibson P. R., Fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides and polyols (FODMAPs)and nonallergic food intolerance: FODMAPs or food chemicals? Therapeutic Advances in Gastroenterology. 2012; 261-268.

    Williams M., La dieta a basso contenuto di FODMAP per la sindrome dell’intestino irritabile. Journal for Healthcare Professionals. 2014; 8-13.

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  • Posted by Sandro on 1 gennaio 2017, 23:21

    Grazie dottoressa
    quello che ha esposto sulla dieta a basso contenuto di Fodmap è facile da seguire e mi sembra molto utile a risolvere il problema del "colon irritabile" almeno nel mio caso!
    Buon anno!

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    • Posted by Dott.ssa Fatima Cacciotti on 3 gennaio 2017, 17:22
      in reply to Sandro

      Grazie Sandro per il Suo commento. Sono contenta che il mio articolo possa aiutare Voi pazienti a gestire meglio questi disturbi e a vivere questa condizione con maggiore serenità.
      Le auguro un Buon Anno nuovo e spero che continui a seguirmi qui sul blog!

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